Una forma di aperitivo a base di pollo ideato da Maurizio Scaramuzza, potentissimo ex assessore (e tuttora consigliere comunale per la Lega) savonese e CEO di una storica polleria in corso Tardy & Benech.

L’aperipollo è diventato—suo malgrado, viste le idee politiche decisamente opposte del suo creatore—una riunione conviviale ricca di Manrichi alla prima e simbolo di quella leziosità sinistrorsa che circoli letterari ben meno raffinati rispetto a quello onanista etichettano come radical chic.
Esempi
Salvo, parlando di Cristina d’Avena:
Non vuoi ammettere (e come te i tuoi amici dell’aperipollo) che il tuo idolo d’infanzia divenuto popputo sogno erotico sia solo una mercenaria che va a cantare ovunque la paghino, anziché una paladina degli ideali di eguaglianza e autodeterminazione tanto importanti nei cartoni animati di cui cantava la sigla
Spesso viene citato anche un fantomatico “Aperipollo del Post”:
Tante, perché l’articolo è scritto non già per l’aperipollo del Post ma per le cene di gala del Foglio, quindi parte da lontanissimo e fa dei giri enormi